La scoprii grazie a un saggio dedicatole da uno dei grandi storici dell’arte del ’900, Roberto Longhi, forse il primo a pubblicare quest’opera allora tutt’affatto sconosciuta, o considerata preziosa più per la devozione che per ragioni artistiche.
" L’osservazione della tavola può iniziare dalla cornice, concepita con un ritmo che sembra uscito soltanto dalla mente dell’artista, al massimo con qualche riferimento al mondo arabo.
Una cornice senza precedenti, dunque, che si muove con una serie di onde dentro le quali,....... impagina le storie di Sant’Agata su tre fasce simili a pellicole cinematografiche. E’ un lungo racconto che si sviluppa per fotogrammi successivi— ciascuno corrispondente a un episodio—che nell’insieme ricostruiscono la vicenda e il martirio della Santa...."
Vittorio Sgarbi, Nel nome del Figlio. Natività, fughe, passioni nell’arte (Bompiani, pagine 458, euro 24)